martedì 30 marzo 2010

Non attraverseremo, indifferenti, la vita.


Chiudo questi blog elettorali senza fare commenti.

Il bilancio della mia esperienza politica è positivo per ciò che ho potuto fare -e di cui sono orgoglioso- e per le tante persone che ho incontrato.

Negativo perché non ne ho evidentemente conquistato la fiducia.

Probabilmente le strade del consenso corrono su altre logiche che non sono nelle mie corde e che non so interpretare.

Alla Presidente Marcedes Bresso va tutta la mia stima e il disappunto per non aver potuto fare di più per la sua riconferma.

Nella vita ci sono dei capolinea e dei nuovi inizi.

Grazie a tutti quelli che mi hanno sostenuto e, da domani, ci sentiremo probabilmente su argomenti meno militanti.

Ma ho sempre in mente: «anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti».

L’impegno, in qualunque campo si sviluppi, non ci deve abbandonare.

Siamo animali sociali e non possiamo rinchiuderci nei nostri egoismi.

lunedì 29 marzo 2010

Un’indilazionabile esigenza di cambiamento

Scrivo a urne appena chiuse. Scrivo, volutamente, a urne appena chiuse.

Ma anche a risultati non noti. Volutamente, a risultati non noti.

Scrivo di un’esperienza vissuta negli ultimi giorni di campagna elettorale, al cospetto di persone civilmente, socialmente e politicamente impegnate che mi hanno posto il problema che è rinsuonato anche dentro di me.

«Per cambiare questa politica, che anche la mia parte politica sta seguendo, tradendo princìpi e ideali che sono nel nostro modo di fare politica, la risposta che ho individuato è di non votare».

Domanda che mi sono posto anch’io, tradito da quella stessa politica che pur nello schieramento per me naturale, ha dato segni di cedimenti a volte intollerabili, comunque non condivisibili.

La politica degli affari prevale ormai in entrambi gli schieramenti. E in entrambi gli schieramenti prevalgono -e detengono il potere- i personaggi che ne sono i migliori interpreti.

Sempre più spesso mi viene da paragonare queste dinamiche di potere politico a quelle del potere mafioso.

Ma spero che sia un pensiero troppo allarmistico e poco reale.

A chi mi ha posto il dubbio su come segnalare il disagio, il dissenso, ho risposto che era necessario andare a votare per non far prevalere chi ci vuole ridurre a sudditi, chi ci vuole condurre sulla strada della xenofobia, del razzismo, delle chiusura, del declino…

Non so se li ho convinti. Lo sapremo in tarda serata.

Ma se davvero in futuro vorremo far crescere un movimento di dissenso sull’attuale sistema politico, ho suggerito loro non di non recarsi alle urne -pena l’essere confusi con la galassia degli indifferenti e degli ingoranti- ma di esercitare un diritto/dovere conquistato a duro prezzo con la Resistenza che ci ha regalato la Democrazia, inserendo nelle urne una scheda bianca (con il rischio di brogli) o, meglio ancora, nulla.

Se questa sera ci ritroveremo minoranza, consegnata e rassegnata alle idee più egoiste e retrive della nostra comunità, dovremo riorganizzarci in maniera urgente, inchiodando alle loro responsabilità coloro che ci hanno condotti a questa situazione.

Compresi i “duri e puri” che fanno prevalere la loro affermazione sugli interessi più diffusi. E che come ieri hanno fatto cadere il Governo Prodi, oggi impediscono al centro sinistra di vincere. L’idealismo dell’imbecillità che travolgerà anche loro.

Se vinceremo, magari per un soffio, dovremo tornare a fare politica sul territorio, tra la gente, senza inseguire i mondi paralleli che viaggiano sui canali televisivi controllati da chi ha idee e progetti di società e di futuro diametralmente opposti ai nostri.

A urne appena chiuse dico però che il malcontento che ho incontrato sul territorio deve trovare un canale forte in cui esprimersi.

Non è più tollerabile affidarsi a una classe dirigente che è omogenea e funzionale all’avversario.

Ê tempo di costruire qualcosa di nuovo che sappia realizzare prospettive, progetti e anche linguaggi totalmente innovativi rispetto al passato.

Le forze ci sono e sono preparate e motivate.

Ma occorre cercarle e metterle insieme azzerando la casta che non demorde, che non lascia spazi al rinnovamento, che non rinuncia a poteri consolidati, a privilegi che spesso si sommano nella stessa famiglia.

venerdì 26 marzo 2010

Che non sia un’altra notte della Repubblica

Le elezioni di domenica e lunedì sono troppo importanti per rimanere indifferenti.

Troppo importanti per dimostrare con la non partecipazione al voto il nostro dissenso rispetto all’attuale maniera di fare politica e di rappresentare i cittadini.

Personalmente ho scelto di tornare alla politica propsio perché vedo il rischio, fortissimo che il buio scenda, ancora una volta sul nostro Paese.

La nostra regione non può essere consegnata nella mani dell’egoismo retrivo, razzista e fascista, che brucia le bandiere d’Italia e invoca l’epurazione dei nuovi cittadini.

Dalla nostra regione partì il movimento partigiano che segnò il riscatto di un intero Paese.

Facciamo in modo che non sia necessario tornare a una nuova Resistenza, a una nuova Lotta partigiana fatta di sangue sparso e di vite sacrificate.

Difendiamo la democrazia che ci hanno regalato quei combattenti per gli ideali di pace, giustizia, libertà.

Possiamo difenderla con l’esercizio del voto, prima che sia troppo tardi, per scongiurare che possa scendere nuovamente il buio.

Buon voto a tutti

Biodiversità, parchi ed energie pulite

Un giornalismo più serio e coraggioso

Civiltà sostenibile e democrazia accogliente

mercoledì 24 marzo 2010

Sfide impossibili e Questori rossi

Il grande capo (non merita la maiuscola!) che sta a Roma ha dichiarato di essere così in forma da poter sfidare Carnera a braccio di ferro ma non se la sente di fare il duello televisivo con il segretario dell’opposizione.

Bisogna dire che è davvero l’epigono delle sfide impossibili:non nel senso di estreme, ma che proprio non si possono fare…

E intanto, nel suo mondo parallelo, hanno persin fatto capolino i “Questori rossi” che si rifiutano di obbedire e non danno le cifre che vuole lui, la sua verità.

Si rassegni. Non tutti sono disposti ai giurare fedeltà incondizionata al capo, per fortuna. Anzi speriamo proprio che non ci sia più nessuno disposto a mettere all’ammasso il suo cervello facendo giuramenti. Quanto a questi ultimi, non sentiamo la mancanza di nuovi: era già più che sufficiente quello dei celoduristi di Pontida.

Non è di questo che l’Italia ha bisogno; vogliamo risposte concrete credibili e sostenibili senza bisogbno di giuramenti, di nuovi riti, di spade, di ampolle..

lunedì 22 marzo 2010

Yes we can – Salute e solidarietà, stessa faccia per il nostro impegno

Obama continua nella realizzazione del suo sogno. E ci riesce dimostrando che si può fare. Gli Stati Uniti fanno un passo in avanti nella realizzazione della democrazia come sistema inclusivo, che cerca di non lasciare indietro nessuno, come ci ha insegnato Norberto Bobbio. E lo fa aprendo ai cittadini la possibilità di avere le cure necessarie al loro stato di salute senza dover disporre delle cifre necessarie alle assicurazioni e al business della salute e della medicina.

Da noi si rischia di tornare indietro con prospettive nebulose di privatizzazione della medicina che andranno verificate con molta attenzione prima di essere condivise.

Senza pregiudizi alla partecipazione dei privati al sistema della salute pubblica ma senza deleghe in bianco a chi vorrebbe fare profitti sulla disperazione dei malati.

Chiudo qui, ma in gola mi rimane, esplosivo quanto inespresso, il grido e l’interrogativo sulla campagna della paura che ci è costato milioni di vaccini inutilizzati per un’influenza che non c’è stata.

Non se ne parla più.

Come non si parla che a trarre vantaggio da questa finzione sia stata la Farmitalia presieduta da chi ha strette connessioni di parentela con il Ministro della salute.

Intanto, registriamo con soddisfazione questo vento dell’Ovest (non dell’Est!), che dagli Stati Uniti alla Francia sembra ridare speranza a un disegno di società solidale e fraterna che qualcuno vorrebbe soffocare nell’odio verso i più sfortunati.

Chissà se il Piemonte dei santi sociali, della solidarietà che si manifesta in tante istituzioni che da quella tradizione hanno tratto origine e sono ancora vive, saprà scegliere la parte migliore di sé?

Ê l’augurio che facciamo a tutti noi, anche ai nostri avversari.

domenica 21 marzo 2010

Buon giornalismo e politica responsabile


Altro bell’esempio di giornalismo informativo “a schiena dritta”, questa sera con “Report” della Gabanelli.

Occasione per riconciliarmi con la mia professione.

E per riflettere sulla mia maniera di fare politica.

Nel 1993, in carica come Consigliere Regionale, mi presentai alle elezioni per il Consiglio Comunale di Torino risultandone eletto.

Convinto dell’impossibilità di svolgere con la dovuta concentrazione entrambi gli incarichi, dopo qualche mese diedi –con decisione personale, non condivisa dai responsabili del gruppo politico cui facevo riferimento- di dimettermi.

Non me ne sono mai pentito e ritengo doveroso svolgere con il massimo dell’impegno il lavoro cui si è, di volta in volta, chiamati come amministratori, al di là delle norme che la legge impone.

Se si richiede ai cittadini il voto per seguire gli interessi della comunità in una determinata sede occorre rispettare fino in fondo l’impegno profondendo in esso ogni energia.

A maggior ragione quando questi incarichi assumono rilievo di governo di un qualsivoglia livello ammnistrativo.

Purtroppo spesso ci si dimentica di essere a servizio dei cittadini e non solo della propria ambizione o vanità.

« Vogliamo rimanere liberi! »

Per una volta il presidente (non è un errore di battitura la maiuscola non la merita) non ha parlato con lingua biforcuta.

Almeno nelle fasi di esordio del suo comizio ai sudditi accorsi alla grande manifestazione di propaganda indetta contro non si sa chi visto che sta al Governo.

Quel «vogliamo rimanere liberi» ben esemplifica l’unico progetto politico di questo governo: garantire immunità e impunità a chi commette reati. Lo stanno facendo con condoni, leggi e leggine, decreti e decretini (contrazione da “decreti da cretini” tipo l’ultimo sulle elezioni) che vorrebbero fare strage delle regole che debbono essere alla base di ogni democrazia. E che interferiscono con la loro “libertà” di fare ciò che vogliono, reati compresi.

Reati che vengono cancellati per prescrizione dei termini o che si cerca di annullare introducendo nuove regole in corso d’opera che cambiano le regole e che –per forza- vogliono retroattive.

Ci rassegniamo alle loro “libertà” che schiacciano le nostre: ad avere un Paese retto da giustizia, uguaglianza –almeno!- di fronte alla legge, certezza delle regole, convivenza civile?

Il guaio, per loro, e che vogliamo essere liberi anche noi!

Una politica onesta che guardi al futuro

sabato 20 marzo 2010

Essere Pace

«Dovunque ci troviamo, in qualunque momento,

possiamo gioire delle luce del sole,

della compagnia degli altri,

della sensazione del nostro respiro.

Non abbiamo bisogno di andare in Cina

per gioire del cielo azzurro,

non dobbiamo viaggiare nel futuro,

per gioire del nostro respiro.

Possiamo essere in contatto

con tutto ciò

qui e ora».

(Tich Nhat Hanh)

venerdì 19 marzo 2010

Pensiero a monito della libertà e della democrazia

Essi vennero contro i comunisti

e io nulla obiettai

perché non ero comunista.

Essi vennero contro i socialisti

e io nulla obiettai

perché non ero socialista.

Essi vennero contro i dirigenti sindacali

e io nulla obiettai

perché non ero dirigente sindacale.

Essi vennero contro gli ebrei

e io nulla obiettai

perché non ero ebreo.

Essi vennero contro di me

e non era rimasto

nessuno a obiettare.

(Martin Niemoller)

giovedì 18 marzo 2010

Anche se voi vi credete assolti...

…Siete lo stesso coinvolti.

Così recitava una frase di una nota canzone di Fabrizio De Andrè. A significare che siamo animali sociali e che a nulla vale rintanarsi nel proprio privato fingendo che tutto ciò che accade intorno sia indifferente.

Non è così. Le libertà di cui oggi, spesso con indifferenza, godiamo sono state conquistate con la lotta e con il sangue contro una dittatura cui l’Italia si è inchinata, per indifferenza.

La storia non prevede vaccini e ciò che è successo può accadere di nuovo, se non siamo vigili custodi della democrazia.

Oggi viviamo un’epoca che ci porta segnali inquietanti. Se non ne cogliamo il pericolo, se pensiamo di poterci chiamare fuori, convinti che la nostra vita personale viaggi su un binario parallelo che non risente delle scosse degli eventi sociali, rifaremo gli stessi errori di chi consentì alla dittatura fascista di arrivare al potere.

Oggi i sistemi sono diversi, hanno volti apparentemente meno violenti.

Il potere ci ammansisce con la televisione di svago, con lo svuotamento della scuola, con gli attacchi alla vera informazione a scapito della propaganda di regime.

Si afferma con il potere del denaro, le cui origini sono incerte, che conquista e compra fedeli servitori anche nel mondo dell’informazione.

Il prestigioso Premio Pulitzer viene assegnato ai giornalisti che svolgono una funzione di cani alle calcagna del potere; da noi la razza di giornalisti più diffusa sta diventando quella dell’etichetta discografica “La voce del padrone”.

Per evitare scenari che ci ripiombino dalla condizione di cittadini a quella di sudditi è oggi più che mai necessario sentirsi coinvolti nelle scelte di futuro che passano anche attraverso gli appuntamenti elettorali.

Sento molte persone, nauseate dalla politica, che non si sforzano più di distinguere tra la casta dei politicanti e i politici che continuano, ostinatamente, a interpretare il loro ruolo a servizio della collettività.

Per esperienza di amministratore so che la differenza esiste e ho conosciuto, in due decenni di attività politica sul e per il territorio, amministratori che, con abnegazione, continuano a lavorare con intelligenza e onestà, e che sono punti di riferimento delle loro comunità.

Non chiamatevi fuori, non sentitevi assolti. Siete lo stesso coinvolti.

E considerate che anche il vostro diritto a chiamarvi fuori non è garantito all’infinito.

È già accaduto… potrebbe accadere ancora.

mercoledì 17 marzo 2010

Fiducia nella politica per sconfiggere il regime che monta

Le notizie sulle pressioni esercitate sulla libera stampa -o quel che ne rimane- da parte del Potere sono davvero sconcertanti.
Inquieta sapere delle telefonate con cui si chiede, di fatto, la proscrizione di giornalisti e il boicottaggio di trasmissioni che ci garantiscono un minimo di confronto di opinioni e di punti di vista.
I regimi e le dittature cominciano -nell'era in cui non è più proponibile un golpe militare violento-proprio così. E cominciano così -quando gli spazi di democrazia e di possibilità di dissenso sono ridotte a lumicino- anche i rischi di risposte violente alla violenza subdola del regime.
Viviamo tempi difficili che chiedono a tutti e a ognuno di non rimanere indifferenti.
Sentire tanti amici e compagni storcere il naso e minacciare di non partecipare al confronto elettorale fa male.
Diviene difficile convincerli che può ancora esistere una buona politica, scevra di interessi personali e di affarismi.
Ma chi, come me, ci crede e ne ha fatto pluriennale pratica, ha il dovere di chiedere a tutti un impegno sulla fiducia. Ho incontrato tanti amministratori, che come me credono nel bene della causa. Aiutiamoli a no demordere, a continuare in ciò che credono. Che crediamo.
Buon voto a tutti.

sabato 13 marzo 2010

Qualche progetto per la Regione 1.

Propongo la mia candidatura per continuare, in Regione, alcune progettualità culturali che mi stanno particolarmente a cuore.

1.La creazione, a Torino, di uno Science Center -centro di informazione e divulgazione dei temi scientifici- che consenta ai nostri giovani di conoscere le basi delle questioni scientifiche che, nei prossimi anni diventarenno centrali nel dibattito democratico (ogm, testamento biologico, bioetica, scelta nucleare…). I nostri giovani, per essere competitivi sul mercatio internazionale del lavoro, debbono acquisire tutti gli elelenti formativi in campo scientifico e tecnico oltre che una base umanistica. Sempre di più sarà indispensabile una preparazione nella quale sia presente il dialogo tra le scienze.

2. Il completamento della realizzazione del Museo Ferroviario di Bussoleno -già oggi in parte funzionante- come imprescindibile antenna del Museo Ferroviario Regionale:

3. La realizzazione a Torino -come in tutte le grandi città europee- di una “Casa delle culture” in cui fravorire l’incontro, la reciproca conoscenza e lo scambio tra le associazioni culturali operanti nella regione, con particolare attenzione alle nuove culture che giungono nella nostra regione con le nuove cittadinanze.

Dialogo multiculturale e multietnico come risposta alle ingiustificate paure dell’altro da sè individuato prima di tutto come nemico. Sostituire alla diffidenza e al sospetto la curiosità e il desiderio di dialogo e di conoscenza.

venerdì 12 marzo 2010

Il Sultano e la democrazia della minoranza

«Sono gli italiani, almeno una metà degli italiani, che sembrano aver rinunciato alla facoltà che va sotto il nome di democrazia di giudicare, controllare, approvare o disapprovare colui che li governa, si direbbe che questa facoltà, questo diritto acquisito a duro prezzo dai loro padri non li interessi più, che la sola cosa che veramente li interessi è di fare in qualche modo soldi, legalmente se possono, e se no illegalmente, per avidità o per togliersi il gusto di farla franca» (Giorgio Bocca, L’Antitaliano, L’Espresso 11 marzo).

Ha ragione Bocca.

Se non che la libertà e la democrazia la conquistarono una minoranza di italiani, tutti gli altri pronti a riconvertirsi, il giorno dopo, da fascisti ad antifascisti.

Opportunismo che si schiera dalla parte del vincente di turno e ne segue, cervello all’ammasso, le indicazioni..

Questa è la malattia del nostro popolo.

Che oggi sceglie l’egoismo dettato dalla nostra società.

Che vede i poveri, emarginati e discrimati di ieri opporsi ai poveri, agli emarginati e ai discriminati di oggi.

La minoranza che ha creduto, combattuto e vissuto per gli ideali della democrazia, continua a essere minoranza, anche se tutti godono delle sue conquiste e, paradossalmente, navigano contro, preferendo tornare alla condizione di sudditi guidati da quello che Bocca chiama il Sultano, «che piace».

Povero destino quello di un popolo che ha bisogno di un Sultano.

Insieme per Bresso. Insieme per la Cultura

Ho lavorato con Mercedes dal 1995 al 2004.

Sono stato tra i suoi primi 8 assessori e abbiamo rilanciato la Provincia come istituzione centrale nel coordinamento dei Comuni e autorevole interlocutore della Regione proprio nel momento in cui gli attacchi provenienti da più direzioni ne mettevano in dubbio le funzioni.

In materia di cultura abbiamo ridato alla Provincia un ruolo importante nelle grandi istituzioni, dal Teatro Stabile al Regio, dal Museo del Cinema, al Torino Film Festival, dal Museo Egizio al Teatro Europeo… ; abbiamo sostenuto le numerose associazioni che operano sul territorio, cercando di dare la giusta dignità alle tante realtà che operano al di fuori dell’area metropolitana e che rappresentano un presidio non solo di cultura ma anche di coesione sociale, per la loro capacità di animare un territorio che chiede di essere protagonista. Non solo consumatore di di cultura, ma attore, in grado di esprimere la sua creatività e la sua voglia di contare.

Tutto questo è stato fatto grazie a Mercedes che ci ha creduto. Con lei in Regione per continuare ciò in cui credo.

giovedì 11 marzo 2010

Con Santanchè il Partito dell'amore si presenta

Quale migliore icona del dialogo tra culture, religioni, persone che la Santanchè?
Il Partito dell'amore, che cerca il dialogo, ha esordito così, con la nomina della signora a sottosegretario.

lunedì 8 marzo 2010

Copiano le idee degli altri, non rispettano le regole...


La destra leghista denuncia la sua palese assenza di idee, di progetto, di creatività, già dalla campagna elettorale, dove scimmiotta la bella silhoutette della nostra lista “Insieme per Bresso” che sta nell'intestazione di questo blog.

Un po’ diversa e con diverso colore, ma si tratta pur sempre di una volgare e palese imitazione dell’originale.

Criticano le potenze mondiali che imitano il “made in Italy”, ma poi si comportano allo stesso modo, taroccando i marchi creativi che altri hanno ideato.

Il Piemonte merita un governo originale, non qualche imitazione di basso profilo, disperatamente senza idee.

Scegliete l’originale. Date fiducia a chi fa della creatività e dell’innovazione gli strumenti per dare un futuro al Piemonte.

Per contare davvero e non rassegnarci a diventare periferia senza idee e senza prospettive.

venerdì 5 marzo 2010

Quale esempio per i giovani che ci guardano?

«Fatta la legge trovato l’inganno» recita l’adagio popolare.

«Violata la legge trovata l’interpretazione» potremmo parafrasare.

Ciò che accade in queste ore non può che indignare i cittadini onesti che le regole le rispettano e aumentare il loro distacco dalla politica.

Questa è un’ulteriore occasione per constatare quanto la politica sia sempre meno l’occuparsi disinteressatamente della polis, della comunità, per divenire ogni giorno di più il velo che si adatta a coprire le vergogne dei potenti.

Siamo in un’Italia sempre meno liberale e sempre più libertina; una democrazia in cui la libertà, sempre di più, diventa quella della violazione delle regole e del trionfo degli interessi personali a scapito di quelli della collettività, in cui i singoli egoismi stanno distruggendo il senso di comunità senza il quale non esiste, alla lunga, futuro.

Diamo cattivi esempi ai giovani che crescono e che ci osservano.

Per fortuna sempre di più –forse per reazione- sembrano ripudiarci e guardano con attenzione alla cooperazione e alla solidarietà come linee guida per il loro futuro

giovedì 4 marzo 2010

Educazione civica: 1. Rispettare le regole

Educazione civica è educare al rispetto delle regole.
Tutte le regole che un sistema democratico si da e su cui si regge, non solo quelle che fanno comodo.
Educazione civica è richiamare, in questi concitati momenti, a non derogare, qualunque sia il soggetto coinvolto, alle basi della convivenza civile.
Se qualcuno non troverà sulla scheda le liste che avrebbe voluto votare, non è perché qualcuno lo ha impedito, ma perché qualcuno non ha saputo rispettare le elementari regole poste per il confronto politico elettorale.
Basi indispensabili di una democrazia, cui non ci può essere deroga.
Chi sbaglia paga.
Altrimenti come potremo, in futuro, invocare le regole contro chi le infrange?

martedì 2 marzo 2010

Se vince Cota addio parchi?


Il Piemonte all’avanguardia nella politica dei parchi e delle aree protette e per lungo tempo punto di riferimento per tutte le Regioni italiane, rischia di diventare fanalino di coda?

Chissa… In caso di vittoria alle prossime elezioni elettorali della coalizione di centro destra potrebbero affermarsi le idee di Calderoli che considera i parchi enti inutili o quelle dell’assessore provinciale biellese Guido Dellarovere che considera “le oasi naturalistiche inutili per il territorio” e che ha fondato l’associazione “No Parco” per opporsi, tra l’altro, alla istituzione di un’area protetta nella Val Sessera là dove vive un endesmismo, il Carabus Olympiae, coleottero rarissimo.

Nell’Anno internazionale della biodiversità si tratta di una prospettiva che dobbiamo fare di tutto perché sia respinta al mittente.

Fino a quando abuseranno della nostra pazienza?


Il “Partito azienda” che da tempo ci parla di “azienda Italia” e che si propone di governare, al centro come in periferia, sventolando parole d’ordine come efficienza, produttività, capacità manageriali, non è stato neppure in grado di adempiere a un’operazione semplicissima come la presentazione di liste per le elezioni regionali.

Da licenziarli subito per inadeguatezza, inefficienza, scarsa produttività.

Ma se non sanno neppure rispettare le regole di un momento fondamentale per la democrazia, come possiamo fidarci di loro e affidare loro il nostro futuro?

Ancora una volta, per rimediare cambieranno le regole del gioco durante il gioco?

Ancora una volta saranno i fuorilegge a prevalere?

Ma soprattutto, i cittadini si sono rassegnati a continuare a subire le leggi, fatte apposta dai più forti per i più forti?

Saranno disponibili a vedere, ancora una volta, massacrate le più elementari regole di convivenza civile? Ad assistere al loro scempio, magari ricorrendo all’accusa di troppa burocrazia da semplificare con una qualche apposita leggina del pool degli avvocati nominati parlamantari dalla peggior partitocrazia che parla male del sistema dei partiti?

Che esempio ne deriva per i nostri giovani cui invece dovremmo dare l’esempio del doveroso rispetto delle regole?